Ricerca la vittoria reciproca: non importa cosa si deve realizzare, l’importante è farlo insieme.
Ricordo bene i miei 17 anni. Ero una ragazza allegra, spensierata e amante dei social. Non c’era giorno in cui non postavo foto, era la mia ossessione e avevo anche un gran numero di follower. Molti criticavano il mio uso eccessivo del telefono, ma invece per me fu la cosa migliore che potesse mai capitarmi, visto che incontrai Giacomo.
Tra le foto mostrate sul suo profilo Instagram, si capiva chiaramente che fosse un giovane ragazzo atletico. Il suo fisico era slanciato e i muscoli perfettamente delineati, i suoi capelli biondi e i suoi profondi occhi azzurri mi colpirono particolarmente. I lineamenti del suo viso invece erano delicati, quasi angelici.
Nelle storie in evidenza ce n’era una che mi colpì più delle altre: quella del suo sport, la sua ragione di vita, il pugilato. E dai video pubblicati si capiva che non scherzava affatto.
Mi ricordo bene quella sera: ero in “chiamata” con la mia migliore amica mentre sfogliavo il suo profilo.
Domandai a Jennifer se lo trovassi carino e lei mi risposi di sì, dandomi poi l’idea di scrivergli.
Inizialmente non ne fui molto convinta, insomma non sempre andavano bene le conoscenze su Internet, ma c’era qualcosa di quel ragazzo che gli altri non avevano, nonostante non gli avessi mai parlato.
Fu necessario che Jennifer insistesse un poco per farmi inviare il primo messaggio.
Giacomo rispose abbastanza velocemente e con mio stupore lo trovai subito molto “preso”: rispondeva alle mie domande come se fossero importanti e me ne faceva altrettante.
Ero sempre stata una ragazza timida, introversa e sulla difensiva, ma invece, in meno di una settimana quel ragazzo aveva abbattuto tutte le mie difese e i miei muri.
Cominciai presto a parlarci giorno e notte: il mio telefono ero “bollente” talmente lo maneggiavo, ma non potevo farne a meno. Non potevo fare a meno di quel ragazzo.
E ancora oggi ringrazio Jennifer per avermi quasi costretta a inviare il primo messaggio, perché poco dopo arrivò il nostro primo incontro.
L’avevamo programmato da un mese: io gli avevo proposto un appuntamento classico, una cena, ma lui aveva rifiutato, dal momento che voleva fare qualcosa di più alternativo.
E così mi portò in un Luna Park.
Non dimenticherò mai la corsa che feci in mezzo a tutta la folla per abbracciarlo e nel momento in cui le sue braccia mi avvolsero un grande senso di sicurezza preso il sopravvento dentro di me.
Quella sera camminammo mano nella mano: sentivo gli occhi di molte ragazze addosso, ma ogni volta che lui mi guardava con quel suo sorriso mi sentivo la donna più bella di tutte.
La serata procedette in modo tranquillo, optammo per un paio di attrazioni, dopodiché ci sedemmo su una panchina a degustare dello zucchero filato e rideremo tantissimo, così tanto da sentire il male allo stomaco. Poi la situazione si fece seria e io cominciai a parlargli di quanto il divorzio dei miei genitori mi avesse fatto male e si aprì anche lui con me rivelandomi di aver vissuto una realtà molto simile.
Mi sentii estremamente capita, così capita che non mi sembra vero. Nessuno mi aveva mai compresa così tanto, eppure lui c’era riuscito.
Passarono cinque anni da quando lo guardai negli occhi per la prima volta e nel 2010 mi tolse il velo da sposa davanti a tutti per posare delicatamente un bacio sulle mie labbra.
L’applauso degli invitati era lontano, le grida quasi non le sentivo e gli schiamazzi dei bambini erano distanti anni luce: esistevano solo io e il mio amore.
Ero giovane per fare un passo così importante, ma non mi importava. Ero innamorata ed era questa la cosa importante: avremmo fatto qualsiasi cosa l’uno per l’altra e ce l’eravamo dimostrato giorno dopo giorno.
Se il primo incontro con Giacomo era stato bellissimo il giorno in cui lo sposai fece invidia ad ogni giorno esistito e avrebbe umiliato ogni giorno a venire: fu il momento più bello di tutti.
Finalmente potevo considerarlo mio.
Pochi mesi dopo il matrimonio trovammo un qualcosa da costruire insieme, riflettemmo a lungo su come poter dare a nostro figlio la vita che meritasse e quindi nel 2020 aprimmo la nostra prima e unica azienda.
Dovemmo risparmiare molto per avviare questo progetto, ma ne valse la pena.
Come prodotto scegliamo l’abbigliamento, di qualsiasi categoria e per qualsiasi taglia, per sensibilizzare ogni tipo di corpo e far star bene le persone con loro stesse, senza sentirsi escluse.
L’attività riscosse subito un ottimo successo e riuscimmo ad avere abbastanza soldi da poter condurre una vita senza limitazioni: potevamo andare in vacanza quando volevamo, comprare ciò che più volevamo senza guardare il cartellino del prezzo e finalmente poter dare luce a nostro figlio Jonathan che adesso avrebbe potuto avere tutto ciò di cui aveva bisogno.
Oggi ci troviamo nel 2023, io e Giacomo stiamo ancora insieme, il nostro bambino ormai è dolcissimo e la nostra attività è arrivata ad essere una delle più importanti d’Italia . Siamo fieri di noi stessi e ce lo ripetiamo ogni giorno.
Si dice che le persone di successo imparino sempre qualcosa.
Quello che io e Giacomo abbiamo imparato e che si comincia insieme e si vince insieme.
È capitato spesso che Giacomo volesse mollare, per il duro lavoro, per la stanchezza e per una bassa autostima, ma io l’ho sempre incoraggiato e sostenuto ad andare avanti e lui ha fatto la stessa cosa con me.
Ci siamo appoggiati l’una all’altro e alla fine ce l’abbiamo fatta: se vuoi vincere aiuta, chi ami a vincere con te.
Rebe – Staff Leader di Valore
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